4 novembre 2019
Oggi ci troviamo davanti a questo monumento, il monumento ai caduti, per ricordare la fine della prima guerra mondiale, la fine della grande guerra, e soprattutto per ricordare tutti quegli uomini e quei ragazzi che sono morti in quella ed in tutte le guerre.
Per questo motivo oggi è la Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze Armate, quelle forze armate che sempre più, in tempo di pace, si adoperano per il bene comune.
Voglio salutare e ringraziare i rappresentanti dei carabinieri in congedo, dei paracadutisti, dei bersaglieri... gli iscritti dell’ANPI ed i simpatizzanti dell'associazione combattenti e reduci, che testimoniano con la loro presenza l'importanza della memoria.
Saluto anche il parroco che con la sua presenza qui e la benedizione al monumento testimonia la nostra tradizione di fede cristiana che, sempre più oggi, è doveroso preservare e trasmettere.
Solo una riflessione vorrei fare insieme a voi oggi.
Con quale ideale ci troviamo qui, dopo più di cento anni, a commemorare questo evento?
Lo stesso ideale che cantiamo nella seconda strofa del nostro Inno d’Italia:
“Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi”
Non siamo popolo, siamo divisi. Questo scriveva Mameli. Questo era il problema. Questo è e deve essere invece oggi il nostro valore fondante, l’ideale della Patria e della sua unità, che nulla ha a che vedere con il nazionalismo, con il pensiero di essere superiori o migliori agli altri, ma che invece ha forte il senso di appartenenza, il bello della diversità che però ci deve e ci dovrà portare ad essere popolo, unito!
Ed allo stesso tempo popolo accogliente, orgoglioso di se stesso e non timoroso dell’altro.
Noi, adulti, abbiamo questo dovere.
Ed anche voi, ragazzi, avete questo dovere.
Il dovere di non lasciare sbiadire la memoria.
Il dovere di ricordare questi uomini e ragazzi che sono morti per l'Italia, magari senza nemmeno sapere cos'era l'Italia, senza sapere come sarebbe diventata, e soprattutto senza nessuna voglia di morire...
Il dovere di essere consapevoli che abbiamo una grandissima fortuna.
La fortuna di essere italiani, nati in un paese libero grazie al sacrificio dei nostri nonni.
E quindi il dovere di far tesoro di questa fortuna e farla diventare il nostro vivere quotidiano.
Ogni giorno dobbiamo utilizzare la nostra libertà per fare in modo che tutti possano goderne, a partire dalle piccole cose.
Chiediamoci, quindi, a partire da oggi, domani, nei prossimi giorni, cosa posso fare io?
E cerchiamo una risposta.
Ognuno troverà la sua risposta.
Ma tutte queste risposte, insieme, manterranno viva la nostra società, terranno unita la nostra Italia, permettano ai figli dei nostri figli, fra cento anni, di ritrovarsi qui, il 4 novembre, a guardarsi negli occhi e dire insieme:
VIVA L'ITALIA
Il Sindaco Federico Calzavara